“Tutti abbiamo ricevuto la notizia di Gesù da qualcun altro”, è stata la premessa della catechesi mattutina di mons. Nosiglia, arcivescovo di Torino. “E come gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente dobbiamo dare”.
Il vescovo è stato chiaro: “I discepoli hanno creato una catena missionaria, una catena in cui ciascuno ha convinto un’altra persona ad incontrare Gesù. Oggi si parla troppo poco di Lui. – ha osservato – Dobbiamo mettere in circolo il dono della fede, dobbiamo uscire dalle nostre parrocchie, dalle nostre comunità. San Giovanni Crisostomo diceva che i primi cristiani parlavano di Cristo più nei mercati che nelle chiese. Uscite anche voi, ragazzi! – ha esortato Nosiglia – Nelle scuole, nelle università: siate annunciatori. Anche quando pensate di essere delle mosche bianche. Anche quando credete che in alcuni ambienti secolarizzati “non ci sia più niente da fare”. In ogni ambiente si può annunciare e magari anche incontrare degli “alleati”, che come noi se ne stavano nell’ombra per paura di essere giudicati. Fate risuonare il nome di Gesù, buttatelo il vostro seme! Col tempo, potrebbe trasformarsi in un albero grande e robusto. Le reazioni istantanee, probabilmente, non vi piaceranno, ma non scoraggiatevi: perché non sapete quello che può scattare e maturare nei cuori di chi vi ascolta.”
Mons. Nosiglia ha più volte ricordato che il cristiano non può stare in silenzio: la rettitudine e il buon esempio vanno bene, ma non bastano. “Il cristiano deve parlare di Gesù. Ce lo ha chiesto Lui. E non possiamo farlo solo in chiesa, “al sicuro”. Le nuove cattedrali – ha detto – sono i supermercati. Se i giovani vanno lì, lì sarà l’oratorio”.
“E come si fa a fare questo, se i primi a vacillare nella fede, a volte, siamo noi? Se siamo noi i primi a dover ancora crescere nella fede?”, ha chiesto qualcuno.
“La fede cresce nella fede. – ha risposto prontamente Nosiglia – Immagina di essere dentro a un tunnel. La luce non la vedi ancora bene, e hai paura. Le possibilità sono due: o tiri il freno a mano e ti fermi, oppure schiacci l’acceleratore. Se schiacci l’acceleratore, però, prima o poi esci.”