Paradosso. Segno di contraddizione. Il celebre lungomare di Copacabana, suggestiva cornice di affollate feste di Capodanno e simbolo di divertimento spensierato, si trasforma nella strada del Calvario. Mentre scende la sera e le onde si infrangono sulla battigia, Gesù passa in mezzo ai giovani, dopo aver caricato su di sé la croce delle sofferenze, dei problemi e dei disagi dell’umanità. Il silenzio e l’attenzione prendono il posto del consueto sottofondo dell’Avenida Atlantica, fatto da un continuo via vai di persone, autobus e macchine. Tutto si ferma. “Gesù con la sua Croce percorre le nostre strade per prendere su di sé le nostre paure, i nostri problemi, le nostre sofferenze, anche le più profonde”, dice Papa Francesco. Con quella croce, aggiunge, “Gesù si unisce al silenzio delle vittime della violenza, che non possono più gridare, soprattutto gli innocenti e gli indifesi; alle famiglie che sono in difficoltà, che piangono la perdita dei loro figli, o che soffrono nel vederli preda di paradisi artificiali come la droga”. Ma anche “a tutte le persone che soffrono la fame in un mondo che ogni giorno getta via tonnellate di cibo; a chi è perseguitato per la religione, per le idee, o semplicemente per il colore della pelle; a tanti giovani che hanno perso la fiducia nelle istituzioni politiche perché vedono egoismo e corruzione o che hanno perso la fede nella Chiesa, e persino in Dio, per l’incoerenza di cristiani e di ministri del Vangelo”.
Nel legno fissato sulle spalle di Gesù sono scolpiti gli interrogativi esistenziali che dimorano nei cuori di quei giovani che hanno percorso chilometri, attraversato l’Oceano, per partecipare alla Gmg carioca. “Insegnami ad essere come il buon samaritano che non si perde nei discorsi, ma ha il coraggio di sollevare colui che è gettato a lato della strada e si prende cura delle sue ferite”, implora un volontario impegnato in una comunità di recupero in una delle meditazioni, scritte da due sacerdoti dehoniani, padre Zezinho e padre Joãozinho. “Il dolore del Figlio è davvero il dolore della madre: questo mi porta a pensare alle lotte per la vita dal concepimento alla fine naturale”, gli fa eco una ragazza. Ogni stazione è un grido verso l’Alto: c’è quello del seminarista che chiede di essere un “buon pastore”, quello di chi ha scelto di andare incontro alle “vittime della cultura della morte”, quello della coppia che vuole diventare una famiglia fondata sulla Roccia. Si leva la preghiera di uno studente e si fonde con quella per i detenuti, per la pace nel mondo. Un chilometro scandito dall’afflizione, dagli insulti, dalle percosse, dalle lacrime e dalle cadute, reso carne e spirito da un cast di 280 artisti e volontari provenienti dal Brasile, dall’Argentina, da Puerto Rico, dal Messico, dalla Germania e dagli Stati Uniti.
“Nella Croce di Cristo c’è la sofferenza, il peccato dell’uomo, anche il nostro, e Lui accoglie tutto con le braccia aperte, carica sulle sue spalle le nostre croci e ci dice: Coraggio! Non sei solo a portarle! Io le porto con te e io ho vinto la morte e sono venuto a darti speranza, a darti vita”, continua Papa Francesco. “Non c'è croce, piccola o grande, della nostra vita che il Signore non condivida con noi”, assicura.
Sintesi “dell’amore di Dio e della sua immensa misericordia”, la croce di Cristo “ci invita anche a lasciarci contagiare da questo amore, ci insegna allora a guardare sempre l’altro con misericordia e amore, soprattutto chi soffre, chi ha bisogno di aiuto, chi aspetta una parola, un gesto e ad uscire da noi stessi per andargli incontro e tendergli la mano”. “Anche noi – spiega - davanti agli altri possiamo essere come Pilato che non ha il coraggio di andare controcorrente per salvare la vita di Gesù e se ne lava le mani. Cari amici, la Croce di Cristo ci insegna ad essere come il Cireneo, che aiuta Gesù a portare quel legno pesante, come Maria e le altre donne, che non hanno paura di accompagnare Gesù fino alla fine, con amore, con tenerezza”. “E tu, come sei? Come Pilato, come il Cireneo, come Maria?”, chiede il Pontefice che invita a portare sulla croce di Cristo “le nostre gioie, le nostre sofferenze, i nostri insuccessi”. “Troveremo – conclude - un Cuore aperto che ci comprende, ci perdona, ci ama e ci chiede di portare questo stesso amore nella nostra vita, di amare ogni nostro fratello e sorella con questo stesso amore”.