“I tuoi maestri chi sono? E tu, a tua volta, sei maestro? Sei convinto di essere parte di un popolo in cammino?”.
Mons. Enrico Solmi, Vescovo di Parma, conclude con questi interrogativi la sua seconda catechesi ai giovani italiani presenti a Rio. Dopo aver ripresentato l’episodio evangelico della pesca miracolosa e aver rilanciato quel “Seguimi” che rimane di struggente attualità, Solmi ricorda come essere discepoli non abbia nulla di intimistico: piuttosto, “significa esserlo per la Chiesa e per il mondo”, evitando anche il complesso di chi si sente troppo giovane per abbracciare questa missione.
Per ciascuno, aggiunge Mons. Solmi, “essere discepoli è la via positiva e propositiva che prende dentro tutta la vita, la cui carta d’identità rimangono le beatitudini evangeliche”. È proprio questo, del resto, che “porta all’attuazione più piena delle speranze e della stessa esistenza”.
Al cuore di tutto, ricorda il Vescovo, c’è “il riconoscimento che parte dal cuore, luogo profondo in cui Dio parla” e che porta a dire: “Gesù è il Signore”. L’itinerario della fede – che parte da “un incontro avvenuto tramite una comunità, dove Dio parla e dove fa raggiungere il suo dono” – trasforma il modo di vedere le cose e di scegliere, perché “fede e fedeltà, fede e vita sono un tutt’uno”.